La ricerca

Autorizzato l’editing genetico
su quattordici embrioni

di oggisalute | 13 febbraio 2020 | pubblicato in Attualità
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L’autorità governativa della Catalogna ha autorizzato un progetto di editing genetico da realizzare su embrioni umani. La ricerca, guidata dalla biologa Anna Veiga, utilizzerà la rivoluzionaria tecnica Crispr, una sorta di ‘forbici molecolari’ che consentono di tagliare e cucire il Dna, per sopprimere alcuni geni e studiarne il ruolo nello sviluppo embrionale. Gli scienziati useranno circa 40 embrioni ‘abbandonati’, non utilizzati per le tecniche di riproduzione assistita.

Il dipartimento della Salute della Generalitat de Catalunya – riporta ‘El Pais’ – ha approvato il progetto dopo aver ricevuto l’ok della Commissione nazionale di Riproduzione assistita umana, un organo del ministero della Salute che ha impiegato 14 mesi per valutare gli aspetti etici e legali degli esperimenti. Il progetto servirà a fare luce su questo processo e a cercare di scoprire “perché ci sono embrioni che non vanno avanti” nel grembo materno, spiega Veiga. In futuro, la scoperta di marcatori genetici della vitalità embrionale potrebbero aiutare a migliorare i risultati delle tecniche di riproduzione assistita, sostiene la biologa.

La ricerca – specifica il quotidiano spagnolo – non ha nulla a che fare con gli esperimenti condotti nel 2018 dallo scienziato cinese He Jiankui, responsabile della nascita di tre bambini con Dna modificato in modo da non essere vulnerabili all’Hiv. Il team della Veiga, del Bellvitge Biomedical Research Institute (Idibell), modificherà i 40 embrioni nelle loro prime fasi di sviluppo, quando saranno un prodotto a cellula singola dell’unione di ovulo e spermatozoo.

Gli scienziati ‘silenzieranno’ alcuni geni, osserveranno lo sviluppo embrionale in tempo reale per 5 giorni e rimuoveranno immediatamente gli embrioni modificati, quando avranno solo un centinaio di cellule. “Alcune persone ci criticano per voler usare embrioni umani, ma in alcuni casi è assolutamente essenziale. Le informazioni ottenute da specie animali in laboratorio non sono sempre corrette”, spiega Veiga.

(Fonte: Adnkronos)

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