Lo studio

Andare al museo e a teatro
“elisir” di longevità

di oggisalute | 30 dicembre 2019 | pubblicato in Attualità
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Più arte, teatro e musica: ecco un’idea da inserire tra i buoni propositi per l’anno nuovo, almeno se si punta a vivere più a lungo. Visite regolari a musei, gallerie d’arte, teatri o concerti sono collegate, infatti, a una vita più lunga, almeno secondo uno studio britannico pubblicato nel numero di Natale del ‘Bmj’. Non solo: più spesso le persone si impegnano in ‘sessioni di arte’ e minore è il rischio di morte, assicurano i ricercatori dell’University College London (Ucl).

Precedenti studi avevano messo in luce il fatto che l’arte può migliorare il benessere fisico e mentale di una persona. Ma non c’erano dati sulla sopravvivenza e per questo i ricercatori dell’Ucl hanno deciso di indagare sull’associazione tra diverse frequenze di impegno artistico e mortalità. Dopo aver monitorato i dati di oltre 6.000 adulti in Inghilterra, tutti over 50, coinvolti nello studio longitudinale inglese sull’invecchiamento (Elsa), il team ha messo in luce il potere delle esperienze artistiche e culturali sulla longevità.

La frequenza di questo tipo di attività – andare a teatro, concerti, opera, musei, gallerie d’arte e mostre – è stata misurata all’inizio dello studio nel 2004-5. I partecipanti sono stati quindi seguiti per una media di 12 anni e i decessi sono stati registrati utilizzando i dati sulla mortalità del servizio sanitario britannico. Dopo aver tenuto conto di una serie di fattori economici, sanitari e sociali, i ricercatori hanno scoperto che le persone che si concedevano esperienze artistiche o culturali una o due volte l’anno avevano un rischio inferiore del 14% di morire (in qualsiasi momento durante il periodo di follow-up) rispetto a coloro che non lo facevano mai (3,5 decessi su 1.000 persone/anni contro 6 decessi per 1.000 persone/anni). Non solo: chi si dedicava ad attività artistiche più spesso (almeno una volta ogni pochi mesi) totalizzava un rischio di morte inferiore del 31% (2,4 decessi su 1.000 persone/anni).

Un’associazione protettiva spiegata in gran parte dalle differenze in cognizione (pensiero e comprensione), salute mentale e attività fisica tra coloro che si dedicavano all’arte e ‘gli altri’. Ma i risultati si sono conservati indipendentemente da questi e altri fattori come problemi di mobilità, ricchezza ed essere andati in pensione.

Questo è uno studio osservazionale, quindi non è possibile stabilire la causa del fenomeno osservato. “Nel complesso, i nostri risultati evidenziano l’importanza di continuare a esplorare i nuovi fattori sociali come determinanti fondamentali della salute”, concludono gli autori. Inoltre tutti dovrebbero avere la possibilità di partecipare ad attività culturali, affermano in un editoriale collegato.

(Fonte: Adnkronos)

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