La ricerca

I calciatori professionisti
si ammalano di più e prima

di oggisalute | 28 marzo 2019 | pubblicato in Attualità
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Fra le sue vittime illustri figurano da Stefano Borgonovo a Gianluca Signorini, e molti altri. In comune: un posto d’onore nelle collezioni di figurine, una vita dedicata al pallone su e giù per il rettangolo di gioco, e una morte prematura stroncati da una malattia crudele, la Sla. Per anni è stata chiamata proprio per questo la ‘malattia dei calciatori’. Ma l’eventuale legame è sempre rimasto avvolto nel mistero e si è rimasti fermi a quella che viene definita una diffusa convinzione. Convinzione confermata ora da un nuovo approfondito studio epidemiologico targato Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano: nel calcio professionistico ci si ammala di più e molto prima. E in Serie A il rischio sale di 6 volte.

La ricerca è stata condotta da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo, entrambi scienziati dell’Irccs del capoluogo lombardo, in collaborazione con Letizia Mazzini dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Novara e con Nicola Vanacore dell’Istituto superiore di sanità. I risultati verranno presentati a Filadelfia al meeting annuale dell’American Academy of Neurology. Gli esperti hanno rilevato come i calciatori professionisti si ammalano di sclerosi laterale amiotrofica mediamente molto di più rispetto alla popolazione generale.

La ricerca è partita dall’esame dei nominativi dei calciatori presenti nelle collezioni di figurine Panini, dalla stagione 1959-1960 fino a quella del 1999-2000: risultavano 23.875 calciatori di Serie A, B e C, che sono stati seguiti fino al 2018 dai ricercatori del Mario Negri. Nel periodo considerato dallo studio sono stati accertati 32 casi di Sla. I più colpiti risultano essere i centrocampisti: 14. Fra chi ha sposato ‘una vita da mediano’ le vittime della malattia sono più del doppio rispetto ai casi registrati fra gli attaccanti (6). Altra categoria per cui la palla si è rivelata ‘avvelenata’ sono i difensori: 9 i casi rintracciati. Infine, risultano 3 i portieri ammalati. “Ciò che la nostra ricerca conferma – spiega Beghi – è che il rischio di Sla tra gli ex-calciatori è circa 2 volte superiore a quello della popolazione generale”.

Analizzando la Serie A, continua l’autore dello studio, “il rischio sale addirittura di 6 volte, ma la vera novità consiste nell’aver evidenziato che i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane rispetto a chi non ha praticato il calcio. L’insorgenza della malattia tra i calciatori si attesta sui 43,3 anni, mentre quella della popolazione generale in Italia è di 65,2 anni”.

Il calcolo è presto fatto: “Ci troviamo di fronte a un’insorgenza anticipata di 22 anni nel caso dei calciatori – commenta Pupillo – quindi non solo si ammalano di più, ma contraggono la malattia in età precoce rispetto ai pazienti che non hanno giocato a calcio. Il dato, inoltre, potrebbe non essere definitivo perché alcuni casi potrebbero essere sfuggiti alle inchieste giornalistiche e a quelle giuridiche, le fonti principali delle nostre informazioni”.

“I dati della ricerca, e non è la prima volta, evidenziano questa connessione tra calcio e Sla che da una parte preoccupa e dall’altra ci invita a porre attenzione a qualsiasi iniziativa che possa aiutare a saperne di più – riflette Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori ed ex centrocampista della Roma e della Nazionale, riguardo alla collaborazione con l’Istituto Mario Negri – L’auspicio è che attraverso la ricerca si possano dare soluzioni alle tante persone colpite da questa terribile malattia”.

(Fonte: Adnkronos)

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