Avellino

Emorragia dell’utero, salvati bimbo
e mamma in fin di vita

di oggisalute | 28 dicembre 2017 | pubblicato in Attualità
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“Lo definirei un piccolo ‘miracolo di Natale’, anche se in questa struttura gestiamo molto spesso situazioni difficili: si tratta di un caso di buona sanità, impreziosito dal fatto che è avvenuto il 25 dicembre”. Così Carmine Malzoni, primario del Pronto soccorso di Ostetricia della Casa di cura Villa dei Platani Malzoni di Avellino, racconta all’AdnKronos Salute il caso di una gestante di 45 anni giunta la mattina di lunedì presso la struttura sanitaria alla 35esima settimana di gravidanza, con una gravissima emorragia uterina in corso. Ora lei e il suo bimbo stanno bene, grazie all’intervento dei sanitari della clinica.

“Abbiamo saltato tutti i passaggi intermedi – spiega Malzoni – e portato la donna direttamente e d’urgenza in sala operatoria. Abbiamo estratto il bambino con taglio cesareo, in un mare di sangue: la signora aveva subìto la rottura atipica dell’utero (a livello del fondo), probabilmente a causa di precedenti interventi chirurgici, per due gravidanze extrauterine. Ha avuto bisogno di 4 sacche di sangue per riprendersi, ma ora sta benissimo. Il piccolo, nato di 2,3 kg, è apparso in buone condizioni, salvo poi aggravarsi per una malformazione cardiaca congenita. E’ stato trasferito all’ospedale Monaldi di Napoli e mi dicono che questa mattina sta bene”.

“E’ stata un’isterectomia difficile – prosegue Malzoni – . La paziente è arrivata in codice rosso e in stato di incoscienza, il battito cardiaco del bimbo era scarso. Ma siamo abituati a gestire casi complicati come questo: la nostra struttura privata accreditata esegue oltre 2.000 parti l’anno, abbiamo solo il 14% di tagli cesarei, una rarità in Campania, e una Terapia intensiva neonatale di terzo livello. Siamo abituati a cose del genere, ma la particolarità è stata che è avvenuto tutto il giorno di Natale, mentre ci stavamo scambiando gli auguri”.

Una vicenda che mostra ancora un volta l’importanza, evidenzia il medico, “di rivolgersi sempre a strutture che eseguono un numero annuale consistente di parti: anche gli irriducibili dei piccoli centri ormai hanno capito che le maternità da 500 parti non hanno motivo di esistere e non possono garantire la sicurezza dei pazienti. In una struttura come la nostra ci sono sempre almeno 3 ginecologi di guardia, 4 anestesisti e la Terapia intensiva neonatale. Siamo una struttura privata accreditata da sempre sul territorio, ma io amo definirci una struttura pubblica non statale. E sono anche convinto – conclude – che nel grande Pronto soccorso pubblico si sarebbe forse perso del tempo prezioso, perché le burocrazie sono quelle che sono”.

(Fonte: Adnkronos)

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