Società italiana di medicina interna

Troppi farmaci per gli anziani,
un algoritmo segnala quelli inutili

di oggisalute | 2 novembre 2017 | pubblicato in Attualità
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Troppi farmaci prescritti agli anziani. “Si entra in ospedale con cinque farmaci e si esce con l’aggiunta di un paio di nuove medicine, nel 44% dei casi non necessarie, e che spesso ‘cozzano’ con le terapie precedenti, provocando interazioni ed effetti collaterali che nel giro di tre mesi in un caso su cinque rendono necessario un nuovo ricovero. E le nuove dimissioni possono significare altri medicinali, in un’escalation responsabile di 1, 5 milioni di ricoveri per eccesso di pillole”. Lo segnalano gli esperti riuniti per il Congresso nazionale della Società italiana di medicina interna (Simi), sottolineando come circa un milione di over 65 vada in ospedale per problemi legati ai farmaci assunti e oltre due milioni sperimenti ogni anno una reazione avversa da farmaci, con aumento di visite mediche e specialistiche.

Il 25% di questi controlli sarebbe evitabile, così come il 55% dei ricoveri, migliorando l’appropriatezza nelle prescrizioni e riducendo i farmaci inutili. Per arginare il fenomeno la Simi, insieme all’Istituto ‘Mario Negri’ di Milano, ha avviato il progetto De-prescribing per la riduzione e sospensione dei farmaci che coinvolgerà oltre 300 tra medici di medicina generale, internisti e geriatri ospedalieri. Attraverso l’ausilio di software “intelligenti” per il controllo dei farmaci portati con sé dal paziente, telefonate e sms dei medici, diari degli effetti collaterali, colloqui più approfonditi coi pazienti è possibile ridurre di oltre il 30% il carico delle terapie negli anziani, ottimizzando la gestione della cura.

“Il ricovero anziché essere l’occasione per una revisione critica delle terapie nell’ottica di tagliare medicinali inutili o inappropriati, è purtroppo una circostanza in cui il carico di farmaci aumenta – osserva Franco Perticone, presidente Simi – . Lo dimostrano i dati dello studio Reposi (REgistro POliterapie Simi), raccolti dal 2008 dalla Simi con l’Istituto Mario Negri e il Policlinico di Milano, su oltre 5.000 pazienti ricoverati nei reparti di medicina interna e geriatria di tutta Italia. Secondo i risultati dello studio il 60% degli anziani quando arriva in ospedale prende 5 farmaci al giorno e, alle dimissioni, esce con 7, con un’aggiunta in media di due farmaci a ogni ricovero”, osserva ancora Perticone. Il carico aumenta spesso senza che ve ne sia un reale bisogno e tutto questo crea un effetto ‘porte girevoli’ per cui i ricoveri si susseguono a causa di terapie non adeguatamente gestite.

“Le difficoltà a semplificare e ad alleggerire la terapia derivano soprattutto dalla mancanza di linee guida specifiche, dal timore dei pazienti di sospendere i farmaci e dal preoccupante fenomeno della medicina difensiva”, aggiunge il presidente Simi. Dai dati del Registro emerge inoltre che, sei milioni di over 65 prendono ogni giorno più di cinque medicinali, 1,3 milioni addirittura più di dieci al giorno, oltre 3 milioni sono esposti al rischio di interazione fra i tanti medicinali assunti, che in 1 milione di casi può essere estremamente grave rendendo necessario il ricovero. Con un taglio ragionato e appropriato alle politerapie, i ricoveri potrebbero ridursi di oltre il 50% con un risparmio di circa 5 miliardi di euro dei costi delle cure per gli over 65, che oggi sfiorano i 16 miliardi e drenano il 70% della spesa sanitaria nazionale.

“Stiamo cercando di individuare i metodi più efficaci per interrompere la cascata prescrittiva di cui sono vittime gli anziani, anche perché al crescere del numero di farmaci diminuisce fino al 70% l’aderenza alle cure con conseguenze molto negative per la salute dei pazienti – precisa  Alessandro Nobili dell’Istituto Mario Negri di Milano, responsabile del progetto – Per esempio abbiamo già messo alla prova il software INTERCheck: inserendo nel sistema i medicinali assunti e portati con sé dai pazienti, indica immediatamente se vi sia la possibilità di interazioni e segnala le possibili prescrizioni inutili, evidenziando perciò ‘bandierine rosse’ che richiamino l’attenzione del medico per valutare una possibile riduzione delle prescrizioni”.

Questo ausilio informatico, continua, “ha consentito di diminuire di circa il 30% il carico di farmaci dei pazienti e riteniamo che ulteriori buoni risultati si possano ottenere anche aumentando la vicinanza al paziente da parte del medico, per esempio attraverso un adeguato monitoraggio degli eventi avversi tramite diari di terapia, telefonate, sms, visite di controllo periodiche”.

“L’obiettivo è anche migliorare la comunicazione e la collaborazione tra specialisti, farmacisti ospedalieri e medici di famiglia al fine di un’alleanza terapeutica. La frammentazione delle cure prescritte indipendentemente da diversi specialisti medici è un ostacolo al benessere dei pazienti: problemi e bisogni devono essere valutati in maniera complessiva e coordinata, così da realizzare una medicina realmente personalizzata ed efficace. In questo senso l’internista, che è il medico della complessità e possiede una visione generale del paziente, può costituire il punto di riferimento per le scelte terapeutiche”, conclude Nobili.

(Fonte: Adnkronos)

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