Tavola rotonda al Senato

Tumori, a rischio una donna su tre: prevenzione salvavita

di oggisalute | 21 giugno 2017 | pubblicato in Attualità
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In Italia l’incidenza dei tumori femminili è in aumento. Le patologie oncologiche interessano una donna su 3 e la neoplasia più comune è il cancro al seno, che solo nel 2016 ha fatto registrare nel nostro Paese 50 mila nuovi casi. I programmi di prevenzione contribuiscono a ridurre significativamente la mortalità, e proprio sulla condizione della prevenzione e della ricerca sui tumori femminili si è parlato oggi a Roma, in occasione della tavola rotonda ‘Futuro in Rosa’ che si è tenuta in Senato. L’incontro è stato promosso con il sostegno non condizionato di Daiichi Sankyo.

“Negli ultimi anni, rispetto ai tumori femminili, si sono registrati maggiore sopravvivenza, più agevole accesso alle cure e migliore qualità della vita delle pazienti. Ma la ricerca sta aprendo ulteriori prospettive, sia nella prevenzione sia nella cura: i tumori femminili saranno sempre più curabili. Bisogna mettere le strutture sanitarie in grado di recepire e attuare i grandi progressi fatti dalla ricerca”, ha dichiarato il senatore Lucio Malan, che ha promosso e aperto la discussione tra i partecipanti.

Negli ultimi 10 anni i casi di tumore nel mondo sono aumentati del 33%, un trend in continua crescita. “La situazione della lotta ai tumori in Italia ha fatto passi da gigante ultimamente, un po’ perché sono arrivate nuove cure, ma sopratutto perché si fa prevenzione – ha osservato Stefano Vella, direttore del centro per la salute globale dell’Iss – Sui tumori femminili ormai c’è la coscienza collettiva che la prevenzione salva la vita delle persone. Tuttavia, i tumori sono patologie in cui permangono intollerabili disuguaglianze in termini di accesso alla salute e ai servizi sanitari, aspettativa di vita e mortalità. Per affrontare questi problemi è cresciuto il concetto di ‘Salute globale’, un’area emergente e intersettoriale di studio, ricerca, azione, orientata al miglioramento della salute di tutta l’umanità. Nei Paesi meno sviluppati, l’accesso alla prevenzione e alle cure non c’è”. Tantomeno ai percorsi mirati e multispecialistici garantiti per esempio dalle Brest Unit, dove secondo alcuni scientifici la sopravvivenza aumenta del 18%.

“Purtroppo sempre più donne si ammalano anche in età giovanile di malattie oncologiche – ha ricordato Elisabetta Iannelli, vice presidente Aimac (Associazione italiana malati di cancro) e segretario generale Favo ( Federazione associazioni di volontariato oncologia) – Per fortuna, però, grazie alle terapie la possibilità di guarire è sempre in aumento, e questo è un buon dato. Questo però ci dice anche che dobbiamo portare l’attenzione sul dopo, sulla fase successiva a quella acuta. La ricerca e la prevenzione riguarda anche la fase successiva la prima diagnosi. E’ importante che le donne conoscano quali possono essere gli effetti a lungo termine o i rischi aggiuntivi di nuove evidenze di malattia nel tempo. Bisogna che siano consapevoli e che dal punto di vista medico scientifico si investa in ricerca e prevenzione”.

“Le malattie oncologiche interessano una donna su 3 – ha evidenziato Riccardo Masseti, presidente di Komen Italia – E’ un problema di grandissimo impatto sociale. In particolare il tumore alla mammella, ma anche altri tumori ginecologici. Con una diagnosi precoce, però, ci sono alte percentuali di guarigione. Ci sono anche molte strategie per ridurre il rischio di ammalarsi che ogni donna dovrebbe incorporare nel proprio stile di vita”. E tra queste una delle fondamentali è fare attenzione all’alimentazione, come ha suggerito Giorgio Calabrese, presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare: “Se ci nutriamo bene, abbiamo più fibra, non esageriamo con le proteine e i grassi animali, e diamo la possibilità di inserire più legumi, più cereali alternandoli col pesce, possiamo gestire il nostro rapporto con la salute nella prevenzione per non avere mutazioni geniche e, qualora ci fossero, questi alimenti ci permetteranno almeno all’inizio di combatterle”.

“La nostra azienda – ha concluso Massimo Grandi, presidente e Ad di Daiichi Sankyo Italia – ha nel proprio Dna la ricerca e lo sviluppo, per i quali nel 2016 abbiamo investito il 23% del nostro fatturato globale. Crediamo che un’azienda pharma debba concentrarsi nello sviluppo e nell’innovazione, e siamo focalizzati sul portare ai pazienti farmaci innovativi. Questo però non basta. Ci deve essere una sinergia tra la cura insieme a un’azione di sensibilizzazione in termini di prevenzione e diagnosi precoce. Crediamo in questa sinergia e l’evento di oggi è focalizzato su questo aspetto”.

(Fonte: Adnkronos)

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