La ricerca di un team australiano

Pillola per la giovinezza più vicina:
scoperta chiave per riparare Dna

di oggisalute | 27 marzo 2017 | pubblicato in Attualità
giovinezza

Scoperta in laboratorio la ‘chiave’ per arrivare a un farmaco rivoluzionario, capace di invertire l’invecchiamento, migliorare il processo di riparazione del Dna e persino aiutare la Nasa a portare i suoi astronauti su Marte. In un articolo pubblicato su ‘Science’, un team australiano identifica un passaggio fondamentale nel processo molecolare che permette alle cellule di riparare il Dna danneggiato. E spiega di aver messo a punto un ‘booster’ capace di ringiovanire le cellule dei topolini di laboratorio. Con risultati tanto promettenti da accelerare i tempi per un trial nell’uomo, al via entro sei mesi.

Insomma, la pillola della giovinezza è sempre più vicina. Gli esperimenti condotti dal team dell’University of New South Wales suggeriscono, dunque, che è possibile mettere a punto un trattamento per contrastare i danni al Dna da invecchiamento e radiazioni. E lo studio è così promettente che ha attirato l’attenzione della Nasa, convinta che possa aiutare la sua missione su Marte.

Ma di che si tratta? Se le nostre cellule hanno una capacità innata di riparare i danni al Dna che si verificano, ad esempio, ogni volta che ci esponiamo al sole, la capacità di farlo diminuisce con l’avanzare dell’età. Gli scienziati hanno scoperto che il metabolita Nad+, naturalmente presente in ogni cellula del nostro corpo, ha un ruolo fondamentale come regolatore delle interazioni con le proteine che controllano la riparazione del Dna. Trattare i topi con un Nad+ precursore, un booster chiamato Nmn, migliora la capacità delle cellule di riparare i danni al Dna causati da esposizione alle radiazioni o dalla vecchiaia. “Le cellule dei topi erano indistinguibili da quelle degli animali giovani, dopo una sola settimana di trattamento”, ha detto l’autore dello studio David Sinclair, della Unsw e della Harvard Medical School di Boston.

“Siamo vicini come non mai a un farmaco anti-invecchiamento sicuro ed efficace, che forse sarà disponibile sul mercato fra solo 3-5 anni, se i test andranno bene”, ha aggiunto Sinclair. Il lavoro ha entusiasmato la Nasa, che sta valutando l’impresa di mantenere i suoi astronauti in buona salute durante una missione di quattro anni su Marte. Anche in  brevi viaggi spaziali, infatti, gli astronauti sperimentano un invecchiamento accelerato dalle radiazioni cosmiche, con debolezza muscolare, perdita di memoria e altri sintomi al rientro. Nel caso di un viaggio su Marte, la situazione sarebbe ben peggiore: il 5% delle cellule degli astronauti sarebbe morta e il loro rischio di ammalarsi di cancro sarebbe pari al 100%.

Sinclair e il collega Lindsay Wu hanno vinto il concorso iTech della Nasa nel dicembre dello scorso anno, con “una soluzione per un problema biologico”, ha spiegato Wu. La radiazione cosmica, però, non è solo una minaccia per gli astronauti. Siamo tutti esposti a bordo degli aerei, con un volo Londra-Singapore-Melbourne che è equivalente alle radiazioni di una radiografia del torace. In teoria, lo stesso trattamento potrebbe mitigare eventuali effetti sul Dna per i frequent flyer. E un altro gruppo di potenziali pazienti da trattare con il super-farmaco sono i sopravvissuti a tumori infantili. Il 96% di questi pazienti soffre di una malattia cronica entro i 45 anni, ha evidenziato Wu. “Tutto questo si aggiunge al fatto che hanno un invecchiamento accelerato, che è devastante. Sarebbe bello fare qualcosa al riguardo, e crediamo di poterci riuscire con questa molecola”.

Insomma, all’orizzonte potrebbe esserci una pillola anti-età. Negli ultimi quattro anni Sinclair e Wu hanno lavorato per trasformare il Nmn in un farmaco, con le loro aziende MetroBiotech NSW e MetroBiotech International. Le sperimentazioni nell’uomo inizieranno quest’anno presso il Brigham and Women Hospital, a Boston. Il team ha già stabilito che Nad+ potrebbe essere utile per il trattamento di varie malattie dell’invecchiamento, ma anche della sterilità femminile e degli effetti collaterali della chemioterapia. Nel 2003 Sinclair aveva stabilito un legame tra l’enzima  anti-invecchiamento Sirt1 e il resveratrolo, una molecola naturale che si trova in piccole quantità anche nel vino rosso. “Ma se il resveratrolo attiva solo Sirt1, il nostro booster ha effetto su tutte e sette le sirtuine, e dovrebbe avere un impatto ancora maggiore sulla salute e la longevità”, ha concluso lo studioso.

(Fonte: Adnkronos)

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