Se ne discute a Roma

Cancro al rene “killer silenzioso”,
colpisce 12.600 persone l’anno

di oggisalute | 30 marzo 2017 | pubblicato in Attualità
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Il tumore del rene colpisce circa 12.600 persone l’anno in Italia. Un killer silenzioso, difficile da diagnosticare, che rimane spesso silente soprattutto nelle prime fasi della malattia e che ‘attacca’ soprattutto i maschi sopra i 60 anni. Se ne parla a Roma al convegno ‘Il carcinoma renale dalla diagnosi precoce alla definizione del migliore approccio integrato: pazienti, clinici, istituzioni e accademici a confronto’, promosso dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e realizzato grazie al contributo non condizionato dell’azienda farmaceutica Ipsen. Un incontro nato per stimolare un dibattito fra tutti gli attori del sistema, con l’obiettivo di individuare le criticità e le modalità per garantire la miglior cura al paziente, in un’ottica di sostenibilità.

“Favo – spiega il presidente della Federazione, Francesco De Lorenzo – svolge un’attività vicariante nei confronti di tutte quelle neoplasie (pancreas, tumori rari, vescica, rene) per le quali non esistono corrispondenti associazioni di malati in grado di rappresentarne i rispettivi bisogni e diritti: dall’informazione personalizzata all’accesso ai più moderni trattamenti terapeutici, dalla riabilitazione al ritorno al lavoro e a una vita normale”. Negli ultimi anni i costanti progressi della ricerca farmaceutica hanno consentito di sviluppare nuove soluzioni mirate che saranno disponibili nel breve periodo anche per i pazienti italiani.

Ci stiamo avvicinando sempre di più – sottolinea Camillo Porta del Dipartimento oncoematologico dell’Irccs Policlinico San Matteo di Pavia –  a una medicina di precisione, con trattamenti mirati a quei meccanismi che sono responsabili in particolare della crescita del tumore del rene. E’ assolutamente necessario che le autorità regolatorie vadano di pari passo con la scienza, perché troppo spesso anche quando le soluzioni sono davvero risolutive arrivano in ritardo rispetto agli altri Paesi europei ed è un problema per i nostri pazienti. Da ultimo, è essenziale però che anche noi oncologi medici rispettiamo i criteri di appropriatezza prescrittiva per non disperdere le risorse in modo non appropriato, in momento difficile come quello attuale”.

(Fonte: Adnkronos)

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