Studio condotto in Israele

Da avanzi preistorici mappata la “paleodieta”: un tripudio di verdure

di oggisalute | 15 dicembre 2016 | pubblicato in Attualità
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Mentre si avvicinano a grande velocità i giorni delle abbuffate natalizie, i riflettori della scienza si accendono sulla paleodieta. Un team di scienziati aggiunge nuove verità sui pasti consumati dai nostri antenati. E se il ritorno alla preistoria, riportato in auge da diversi studiosi del passato e nutrizionisti, è diventato un trend molto stimato dai salutisti, uno studio condotto in Israele getta una nuova luce sull’alimentazione paleolitica, molto più varia e ricca rispetto a quella riportata nei libri di oggi, ai quali potrebbero mancare diverse pagine di ingredienti. Primo contrordine: la tavola preistorica non era così sbilanciata verso le proteine come si crede. Anzi, gli scienziati che hanno mappato gli ‘avanzi nel piatto’ dei nostri antenati parlano di un tripudio vegetariano.

A rivelare la prima prova diretta del tipo di vegetali che assaporavano insieme alla carne e al pesce sono i resti ritrovati negli scavi archeologici condotti in un sito ‘Stone Age’ nel Nord di Israele – Gesher Benot Ya’aqov – occupato 780 mila anni fa probabilmente dall’Homo erectus o da una specie strettamente correlata. I gusti di un tempo erano più avventurosi di quanto ci si potrebbe aspettare: nel menu persino ghiande arrosto e una pianta chiamata carice.

Gli archeologi, spiegano gli esperti citati da ‘New Scientist’, tendono a enfatizzare il ruolo della carne nelle antiche diete umane in gran parte perché è più facile che le ossa macellate di animali selvatici si conservino nei siti di scavo. Le piante commestibili potrebbero essere state trascurate finora semplicemente perché i loro resti non ‘sopravvivono’ altrettanto bene.

Il sito israeliano ha invece rivelato appieno la vera dieta preistorica, con un’abbondanza di informazioni sul suo lato ‘veg’, che sono state preservate dagli allagamenti. Yoel Melamed e Naama Goren-Inbar della Bar-Ilan University di Ramat Gan (Israele), con i loro team hanno compilato dati sulla diversità e abbondanza di resti vegetali nei periodi in cui vi è evidenza di attività umana. Hanno inoltre esaminato i resti di piante nei lassi temporali in cui non risultava presenza umana. Confrontando le due serie di dati, sono arrivati a farsi una ragionevole idea dei vegetali che deliberatamente gli uomini del passato avevano radunato dal loro ambiente.

Gli esperti hanno così scoperto che avevano un gusto straordinariamente ampio e spaziavano su un vasto range di sapori. Sul fronte ‘green’ è emerso che avevano raccolto non meno di 55 diversi tipi di piante – noci, frutta, semi e gambi sotterranei – che mangiavano come verdure. “La dieta umana moderna è chiaramente limitata rispetto a quella degli ominidi o anche a quella dei primi agricoltori”, sottolinea Goren-Inbar.

E questi gusti così vari erano probabilmente essenziali, dice la studiosa, perché davano ai primi esseri umani buone possibilità di trovare cibo appetibile tutto l’anno. Questo lavoro, osserva Peter Ungar dell’University of Arkansas a Fayetteville (Usa), è una nuova risorsa meravigliosa: “Ogni nuovo dato che riusciamo a ottenere sulla paleoecologia durante questo importante periodo dell’evoluzione umana è più che benvenuto”.

I nostri antenati erano avventurosi con il cibo: in precedenti lavori Goren-Inbar ha trovato prove del consumo di cervello di elefante. E le verdure? “Probabilmente non c’era un unico equilibrio stabile nel rapporto tra carne e piante”, spiega Ungar. “L’evoluzione umana è un work in progress, e la dieta probabilmente è variata lungo un continuum spazio-temporale”. Tuttavia, l’idea di Amanda Henry del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania) è che le prime diete umane potrebbero essere state al contrario ricche di verdure. “Abbiamo bisogno di nutrienti di origine vegetale per sopravvivere, la vitamina C e le fibre, per esempio”, dice. “Gli Hominini erano probabilmente prevalentemente vegetariani”.

Nonostante le diverse varietà di piante raccolte a Gesher Benot Ya’aqov, aggiunge però Henry, è molto improbabile che le persone che vivevano lì avrebbero potuto rimanere in buona salute con un’alimentazione rigorosamente vegetariana. Ma forse era loro necessaria “solo una quantità molto piccola di proteine animali e grassi per integrare una dieta prevalentemente a base vegetale”.

Qualunque sia la verità, la squadra di esperti ora suggerisce che una grande varietà di piante sarebbe stata una caratteristica importante dell’alimentazione molto prima dagli albori dell’agricoltura. Il sito di Gesher Benot Ya’aqov conserva anche alcune delle prime prove di un utilizzo del fuoco controllato, e di strumenti che avrebbero permesso di trattare gli alimenti prima di cuocerli. La conoscenza dell’ambiente ha permesso agli ominidi di sfruttare le piante stagionali, permettendo potenzialmente loro di abitare nella stessa posizione durante l’anno.

Ma qual è la vera paleodieta ‘green’? Alcuni dei vegetali individuati dagli studiosi sembrano essere stati particolarmente popolari tra gli antenati dell’età della pietra.

Per esempio, sembra che traessero il massimo vantaggio da piante che crescevano in laghi vicini: un tipo di giglio d’acqua, l’Euryale ferox, che probabilmente cresceva in densi cespugli e produce semi bianchi amidacei; e anche giunchi che probabilmente venivano sfruttati per i loro rizomi amidacei. I cardi (Silybum Marianum) potrebbero essere stati il piatto forte nella tarda primavera o all’inizio dell’estate: i loro semi sono una buona fonte, o gli olii. Più tardi nel corso dell’anno si entra nella stagione delle ghiande che, arrostite, diventano una grande fonte di amido.

E ancora: nel piatto finivano le castagne d’acqua (Trapa natans), altra buona fonte di amido, e le olive che ancora oggi sono un ingrediente base della dieta mediterranea. Alcuni ingredienti della paleodieta originale potrebbero sembrare un’insolita scelta, ma in realtà non lo sono, assicura Goren-Inbar. “Molte specie vegetali che la maggior parte di noi non riconosce più come fonti di cibo, sono state registrate come tali durante gli ultimi secoli in qualche altra parte del mondo”.

(Fonte: Adnkronos)

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