Progetto di ricerca dell'Università di Padova

Ambiente, chi ha paura dello squalo?
Test per salvare la biodiversità

di oggisalute | 19 dicembre 2016 | pubblicato in Attualità
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Chi non è mai saltato sulla sedia vedendo il film ‘Lo squalo’ di Steven Spielberg? Chi non ha mai scongiurato l’apparizione improvvisa di una pinna nelle acque dei mari tropicali? La ‘selacofobia’, la paura degli squali, accomuna adulti e bambini. Ma è più il timore o il fascino di avvistarli? Devono essere protetti come parte integrante della biodiversità marina o eliminati perché pericolosi e feroci? Sarà il Progetto europeo ‘Ocean Past Platform’ a dare una risposta: studiando l’attitudine della gente verso questi animali, la ricerca mira a fornire le basi per lo sviluppo di campagne di sensibilizzazione per la conservazione dell’ambiente marino e dei suoi predatori.

Per scoprire quale sia la percezione umana verso gli squali, Ocean Past Platform ha realizzato un questionario online rivolto alle persone dai 10 anni in su e tradotto in 16 lingue. Il test, che si può compilare in assoluto anonimato sul sito www.tshark.org/questionnaire, è stato sviluppato da un team internazionale composto dal Dipartimento di biologia dell’Università di Padova, che guida il progetto, dall’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste, dalle organizzazioni non governative iSea (Grecia) e Planeta océano (Perù), dal Centro portoghese di storia globale Fcsh/Nova Università (Portogallo), dall’Istituto di scienze del mare (Spagna) e dall’Istituto Niwa (Nuova Zelanda).

Il questionario è organizzato in tre parti: raccolta dei dati demografici e di frequentazione dell’ambiente marino; questionario vero e proprio; domande sulle conoscenze sugli squali. I risultati ottenuti, evidenziando qual è l’attuale attitudine della gente verso questi animali, riveleranno in quali aree geografiche, per quali culture o nei confronti di quali fasce di età sia necessario sviluppare progetti di educazione ambientale per supportare lo sviluppo di strategie gestionali efficaci.

“La comprensione della percezione e del valore della biodiversità è considerata sempre più importante – spiegano i ricercatori – Oggi sono gli squali a essere minacciati. Molte specie sono a rischio di estinzione, sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento della pesca e anche il depauperamento dei loro habitat può contribuire al loro declino. Quindi, più che essere animali pericolosi per l’uomo, è l’uomo a costituire il maggior pericolo per queste specie. Il ripristino dell’integrità degli ecosistemi marini è essenziale per il mantenimento dei servizi ecosistemici per l’uomo: dall’approvvigionamento di cibo alla regolazione delle variazioni climatiche, agli aspetti culturali e ricreativi”.

Ad oggi sono stati raccolti oltre 6 mila questionari da 98 diverse nazioni: “I risultati, attesi a breve termine – spiega Carlotta Mazzoldi, biologa dell’Università di Padova – includono la valutazione dell’attitudine della gente nei confronti degli squali: se vengono percepiti come un pericolo, come parte integrante della biodiversità dei nostri mari meritevole di essere salvaguardata, come creature affascinanti, come attrazione per le attività turistiche. L’ampia copertura geografica permetterà di confrontare aree e culture diverse, l’ampia accessibilità fasce di età e formazioni diverse. I risultati saranno oggetto di un lavoro scientifico, ma una loro sintesi sarà resa accessibile al grande pubblico anche sul sito web del questionario”.

Diverse organizzazioni ed enti stanno partecipando alla diffusione del progetto. In Italia sono attivi Legambiente, la Società italiana di biologia marina, l’Istituto di ricerca Tethys, l’organizzazione Reef check Italia, il Centro studi squali dell’Acquario mondo marino, Picaia-il portale dell’evoluzione, aree marine protette, il gruppo Costa endutainment che gestisce diversi acquari in Italia, tra i quali l’Acquario di Genova. Tra le organizzazioni internazionali la Fao e diversi enti per la protezione dell’ambiente, dall’Europa alle Filippine, a Sud Africa, Nuova Zelanda, Cina.

(Fonte: Adnkronos)

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