Studio identifica variante genetica

Fitness: sportivi ma tristi
per colpa del Dna, a rischio 3 su 10

di oggisalute | 20 ottobre 2016 | pubblicato in Attualità
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Sportivi, ma tristi. I benefici di un’attività fisica regolare sul cervello non sono uguali per chiunque indossi una tuta e un paio di scarpe da ginnastica, e l’assenza di pari opportunità è scritta nel Dna. Scienziati dell’università Statale di Milano, in collaborazione con colleghi americani del Weill Cornell Medical College di New York, hanno scoperto nei topi che una variante genetica comune nell’uomo – è presente nel 30% della popolazione, quasi uno su 3 – riduce gli effetti antidepressivi e ansiolitici dello sport. Il polimorfismo incriminato si chiama Val66Met e riguarda il gene Bdnf. Il lavoro, coordinato da Alessandro Ieraci e Maurizio Popoli dell’ateneo meneghino, è pubblicato su ‘Neuropsychopharmacology’.

Il Bdnf (Brain-Derived Neurotrophic Factor) – spiegano dall’università degli Studi del capoluogo lombardo – appartiene alla famiglia dei fattori di crescita neuronali e svolge un ruolo chiave nel regolare la neuroplasticità del cervello adulto. Con il termine neuroplasticità si intende la capacità delle cellule nervose di riorganizzarsi in risposta ai diversi stimoli ambientali durante tutto il corso della vita. Ebbene, nel gene del Bdnf umano è stato individuato il polimorfismo Val66Met di cui sono portatrici circa 3 persone su 10, che è stato associato a una riduzione volumetrica di alcune aree cerebrali e a una maggiore propensione a sviluppare malattie psichiatriche e neurodegenerative.

I ricercatori hanno voluto verificare se la presenza di questo particolare assetto genetico potesse modificare la risposta all’esercizio fisico nella funzionalità cerebrale. Gli studiosi hanno quindi utilizzato topi geneticamente modificati in modo da presentare la variante genetica umana Bdnf Val66Met. Questi topi, e dei roditori normali di controllo privi della mutazione, sono stati lasciati liberi di correre su una ruota dentro una gabbia per 4 settimane. Al termine di questo mese gli scienziati hanno osservato che l’esercizio fisico aveva un effetto ansiolitico e antidepressivo soltanto nei roditori controllo, ma non in quelli mutati con il polimorfismo Bdnf Val66Met. Non solo: il team ha evidenziato che solo nei topi normali aumentavano i livelli di Bdnf nell’ippocampo, un’area del cervello importante per l’apprendimento, la memoria e il tono dell’umore.

Una domanda ancora aperta – proseguono gli autori – è come l’esercizio fisico, che coinvolge prevalentemente gli apparati muscoloscheletrico e cardiovascolare, sia in grado di regolare l’espressione di geni a livello del cervello.

Alcune ricerche precedenti avevano dimostrato l’importanza di specifici fattori rilasciati dai muscoli nel mediare questo tipo di risposta. In questo studio gli scienziati hanno visto che i livelli di uno di questi fattori, denominato Fnd5, normalmente aumentato nei muscoli dei corridori, non veniva regolato dall’esercizio fisico nei muscoli dei topi Bdnf Val66Met.

“I nostri risultati, che mostrano l’assenza degli effetti benefici dell’esercizio fisico in topi portatori della variante genetica umana Bdnf Val66Met – commenta Ieraci – non solo confermano il ruolo centrale esercitato dal Bdnf negli effetti benefici della corsa, ma evidenziano anche l’influenza dei fattori genetici nel moderare la risposta all’esercizio fisico, e suggeriscono quanto sia importante considerare le varianti genetiche negli studi clinici”.

(Fonte: Adnkronos)

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