Lo rivela studio internazionale

Malattia di Crohn, dalle cellule staminali
la guarigione delle fistole

di oggisalute | 5 settembre 2016 | pubblicato in Attualità
Colite-e-Morbo-di-Crohn

Per i malati di Crohn affetti da fistole perianali refrattarie a ogni trattamento medico, l’uso locale di cellule mesenchimali da tessuto adiposo sembra essere un’efficace alternativa a chirurgia, trattamenti con immunosoppressori sistemici, antibiotici oppure inibitori del fattore di necrosi tumorale (anti TNF). È quanto ha dimostrato uno studio europeo di cui è senior author è Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University, pubblicato a Luglio su The Lancet. Secondo i dati, l’uso di cellule mesenchimali da tessuto adiposo (Cx601) apre una strada efficace ed innovativa per il trattamento locale delle fistole perianali nei malati di Crohn.

I risultati: chiusura delle fistole per il 50% dei pazienti  in 24 settimane
Lo studio, effettuato in 49 ospedali (Europa, Canada, USA, Israele) tra il 2012 e 2015 ha coinvolto 212 malati di Crohn affetti da fistola perianale e suddivisi in due gruppi, il primo (107 pazienti) trattato con cellule mesenchimali da tessuto adiposo (Cx601), il secondo (105 pazienti) trattato con placebo, in cui rispettivamente il 45% e il 31% presentavano più di una fistola perianale. A 24 settimane dall’iniezione di 120milioni di cellule Cx601, nel 50% dei pazienti del primo gruppo, rispetto al 34% del secondo, le fistole erano completamente cicatrizzate e il trattamento risultava ben tollerato dai pazienti.

Cellule mesenchimali: stop all’infiammazione con la modulazione del sistema immunitario
Causate dall’infiammazione dell’epitelio, cioè il tessuto di rivestimento della parete dell’intestino, nel 70-80% dei casi le fistole perianali non rispondono ai trattamenti. Anche l’uso di cellule staminali emopoietiche, usate in alcune forme di leucemia, che si pensava potessero “resettare” il sistema immunitario e quindi interrompere il processo infiammatorio cronico alla base delle fistole perianali e della malattia intestinale, non si è dimostrato promettente. “Con questo studio abbiamo invece dimostrato che, nonostante vi sia un buon grado di risposta clinica in alcuni pazienti, i rischi della procedura con cellule staminali emopoietiche possono sovrastare i possibili benefici – spiega il professor Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatore intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University. – Più promettente sembra invece l’uso delle cellule mesenchimali da tessuto adiposo, già da molti anni oggetto di interesse da parte dei ricercatori perché, oltre alla loro capacità di generare nuove linee di cellule di grasso, osso e cartilagine, rilasciano intorno a sé sostanze che sembrano capaci di modulare l’attività del sistema immunitario e quindi dell’infiammazione.”

Cellule mesenchimali, una soluzione per un terzo dei malati di Crohn
La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica dell’intestino che colpisce prevalentemente giovani adulti tra i 20-25 anni, con una quasi totale prevalenza (0,3%) nei paesi occidentali. In questi malati le fistole perianali, cioè anormali aperture tra intestino e cute vicino all’ano, sono una delle più comuni complicanze per circa un terzo dei malati e spesso sono molto difficili da trattare: “Quando accade, è importante la bonifica locale effettuata dal chirurgo per rimuovere i focolai di infezione, ma poi il trattamento con i farmaci attualmente a disposizione risolve il disturbo solo in un terzo dei pazienti – precisa il professor Antonino Spinelli, responsabile della Sezione di chirurgia del Colon e del retto di Humanitas e docente di Humanitas University, che presenterà lo studio al prossimo Congresso internazionale di chirurgia colon-rettale a Milano.  – Il trattamento topico con staminali mesenchimali ha invece permesso di ottenere un beneficio che si è prolungato per un anno più che con il placebo.” Ma la ricerca di Humanitas in questo campo non si ferma: “In modelli sperimentali abbiamo dimostrato che iniettando queste cellule in alcune tasche di biomateriali è possibile ridurre l’infiammazione tramite la produzione di mediatori solubili, tra cui è stato identificato TSG6” conclude Stefania Vetrano, la ricercatrice di Humanitas che ha recentemente pubblicato questi risultati su Gastroenterology.

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