Parla Giuseppe Speziale, presidente Mitral Academy

Chirurgia nanoinvasiva nuova
frontiera per gli interventi al cuore

di oggisalute | 20 giugno 2016 | pubblicato in Attualità
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“Oggi molti interventi di cardiochirurgia possono essere eseguiti con tecniche mininvasive. Questo vuol dire che, anziché aprire lo sterno creando un trauma importante al paziente, l’identico intervento può essere eseguito con piccoli tagli, generalmente tra una costola e l’altra, evitando così di aggiungere quella parte di intervento ortopedico a un intervento cardiochirurgico già molto importante. Sicuramente per tutte le patologie mitraliche e aortiche isolate oggi siamo in grado di effettuare questi interventi in mininvasiva e non più in sternotomia”. A sottolinearlo Giuseppe Speziale, cardiochirurgo, presidente Mitral Academy e presidente del meeting ‘Mics’ che si è svolto nei giorni scorsi a Roma.

“Questo – prosegue – cambia molto il risultato perché ovviamente l’entità del trauma è totalmente diversa, così come il dolore che subisce il paziente, la ripresa postoperatoria è molto più veloce e, molte volte, anche il rischio operatorio si abbassa notevolmente. Ovviamente si può ricorrere alla chirurgia mininvasiva solo per alcuni interventi e non in tutti i casi. Il vantaggio è maggiore per le persone fragili, come gli anziani (ricordiamo che la nostra popolazione invecchia sempre di più) e i risultati sono eccellenti, specie quando operiamo in Centri ad alto volume con una grande competenza in chirurgia mininvasiva”.

La nuove frontiera è rappresentata però dalla chirurgia nanoinvasiva: “Rappresenta un approccio forse ancora più ottimale della mininvasiva – spiega Speziale – con queste tecniche, a parte il piccolo taglio e quindi il trauma di accesso molto più basso rispetto alla chirurgia standard, c’è anche la possibilità di evitare la circolazione extracorporea. In questo modo i pazienti possono usufruire, nel caso di patologie valvolari, di un approccio ancora meno traumatico rispetto alla mininvasiva”.

“L’obiettivo della Mitral Academy – evidenzia ancora il presidente – è quello di proporsi come ‘piattaforma culturale’ che contribuisca a far dialogare società scientifiche, istituzioni e pazienti, che devono sapere che cosa succede nel mondo medico. Non c’è ormai nessuno che arrivi all’intervento senza aver cercato informazioni su internet relative a chi lo opererà e dobbiamo vincere la sfida legata a una corretta informazione e comunicazione. Nel 2018 avremo il secondo summit e inizieremo a tirare le somme: non possiamo ‘accreditare’ medici o strutture, ma possiamo collaborare con le istituzioni, e il ministero della Salute ci ha già manifestato il suo interesse, affinché chi lo deve fare lo faccia al meglio”.

Mitral Academy ha infatti come visione centrale la qualità chirurgica: esiste una correlazione lineare fra numero di procedure eseguite (riparazioni mitraliche) e successo della procedura. L’Academy si prefigge il compito di tentare di stabilire i criteri minimi di qualità di un potenziale centro cardiochirurgico in modo che possa essere definito come ‘Centro di riferimento mitralico’.

Gli indicatori di qualità includono: numero di procedure eseguite, successo della procedura, mortalità, eccetera. Sulla base della presenza di tali indicatori è quindi possibile creare un vero e proprio ‘Mitral Score’. Il processo di certificazione fornirebbe soprattutto una corretta informazione per la comunità: il paziente avrebbe la possibilità dunque di attuare una scelta basata su una valutazione ‘bilanciata’ del centro cardiochirurgico.

(Fonte: Adnkronos)

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