L'Airc compie 50 anni

Veronesi: “All’inizio diagnosticavo
i tumori solo con le mani” VIDEO

di oggisalute | 2 novembre 2015 | pubblicato in Attualità
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“Quando ho incominciato a occuparmi di tumori non avevamo mezzi diagnostici, c’erano solo le nostre mani. Io ho le mani sensibilissime perché per almeno 30 anni dovevo fare diagnosi di tumore o non tumore solamente con la percezione delle mie dita. Poi arrivarono gli strumenti più evoluti, la mammografia, l’ecografia e quelle piccole percentuali di guarigione che avevamo allora balzarono in alto”.

Queste le parole del professore Umberto Veronesi, fondatore dell’Airc, che compie quest’anno 50 anni, in un video proiettato pochi giorni fa alla conferenza stampa di presentazione delle iniziative di Airc e Rai. “In Italia intorno agli anni ’60 – prosegue Veronesi – arrivò nell’Istituto dei Tumori un bravissimo ricercatore che veniva dall’America, Beppe Della Porta. Diventammo amici: aveva visto grandi organizzazioni per raccogliere aiuti dalla popolazione per curare il cancro”.

“Mi sono accorto che in Italia – aggiunge Veronesi – non c’erano finanziamenti per la ricerca, né pubblici né privati, e così andammo dal notaio e fondammo l’Airc, la creammo ufficialmente. Non avrei mai immaginato che avrebbe preso una posizione così dominante nel mondo della ricerca sui tumori. La bellezza di questa associazione è stata quella di promuovere e finanziare la ricerca, ma anche di dare consapevolezza alle persone. Non è solo finanziamento per la ricerca, per questo penso che Airc abbia un grande futuro”.

“Io sono ottimista sul futuro, – conclude – i giovani ricercatori hanno uno spazio di ricerca gigantesco, se fossi vissuto a lungo avrei potuto vedere magari la vittoria totale sulla malattia. Quando mi dicono ‘sei un uomo di successo’ dico ‘no sono un uomo di insuccesso’. Quello che dovevo raggiungere non è stato raggiunto. Ho fatto qualcosa, ho migliorato la condizione umana delle persone con tumore con qualche successo, senza la soluzione finale, che purtroppo non ho potuto vedere. Ma arriverà”.

 

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