Patologia diffusa ma ancora sotto diagnosticata

Pancia gonfia e prurito?
Potrebbe essere allergia al nichel

di oggisalute | 20 ottobre 2015 | pubblicato in Attualità
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Mal di pancia, crampi e gonfiore addominale, se associati a disturbi della pelle, orticaria o prurito diffuso possono essere campanelli d’allarme di una patologia in costante aumento: l’allergia al nichel. Spesso esordisce solo a livello dermatologico, come dermatite da contatto, ma può evolvere in sindrome sistemica che interessa diversi apparati, con sintomi legati all’ingestione soprattutto di alimenti ad alto contenuto del metallo stesso.

“Quella al nichel è una forma allergica che interessa il 18% della popolazione, soprattutto donne”, dichiara il dottor Vincenzo Mancuso Medico Chirurgo Specialista in Allergologia e Immunologia Clinica a Bologna. “Nonostante la sua crescente diffusione, è ancora ampiamente sotto diagnosticata, specialmente la forma sistemica che, quando innesca problemi a livello intestinale, viene spesso erroneamente etichettata come colon irritabile aspecifico. Per individuare correttamente la patologia, sono necessari un’anamnesi molto approfondita e un approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di diversi specialisti: soprattutto l’allergologo e il gastroenterologo”.

Il nichel è un metallo ubiquitario, presente in molti oggetti della vita quotidiana: accessori metallici dell’abbigliamento, montature degli occhiali, bigiotteria, cosmetici, monete, chiavi, stoviglie e anche in alcuni cellulari e tablet. “A tal proposito – evidenzia Mancuso – osserviamo sempre più casi di allergia in età pediatrica, legata proprio alla maggiore e precoce esposizione dei bambini a oggetti, anche tecnologici, che contengono questo metallo”. Il nichel è contenuto anche in diversi alimenti, soprattutto quelli di origine vegetale: ortaggi come asparagi, spinaci, pomodori e cavoli, legumi, farine integrali, avena, crusca e grano saraceno, alcuni frutti come pere, prugne, uva passa, fichi, albicocche, kiwi e ananas, frutta secca e cacao.

“Il gold standard per stabilire l’allergia a questo metallo – spiega l’allergologo Mancuso – è il Patch Test, che consiste nell’applicare sulla schiena del paziente dei cerotti contenenti la sostanza da testare. Dopo 48/72 ore il patch viene rimosso e il risultato, presenza o assenza di reazione, viene valutato dallo specialista allergologo ”.

“Per quanto riguarda la terapia – prosegue il dottor Mancuso – una dieta completamente ‘nichel free’ è impossibile da seguire; in più, un regime a basso contenuto di nichel nel lungo termine può causare anemia, e provocare nel paziente ansia e incertezza circa gli alimenti che gli è consentito assumere quotidianamente. Pertanto, risulta necessario desensibilizzare il paziente al nichel, attraverso un vaccino (Trattamento Iposensibilizzante Orale – TIO Nichel) in capsule da assumere per bocca a dosi crescenti. Questo induce una tolleranza immunologica al metallo, consente dunque di migliorare il quadro cutaneo con una significativa riduzione dei sintomi gastrointestinali ed extraintestinali, permettendo una graduale re-introduzione degli alimenti con nichel, sin dai primi mesi di cura, che dura complessivamente almeno 3 anni. I risultati di efficacia del vaccino sono stati recentemente pubblicati sulla rivista internazionale Annals of Medicine”.

 

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