Livelli di natalità tra i più bassi d'Europa

In Italia si nasce poco:
al via Piano nazionale per la fertilità

di oggisalute | 27 maggio 2015 | pubblicato in Attualità
neonati

“Difendi la tua fertilità, prepara una culla nel tuo futuro”. Questo è lo slogan del Piano nazionale per la fertilità presentato oggi, 27 maggio, a Roma nell’Auditorium del Ministero della Salute.

Ha aperto i lavori della conferenza stampa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in videoconferenza. Sono intervenuti: la presidente del “Tavolo consultivo in materia di tutela e conoscenza della fertilità e prevenzione delle cause di infertilità” Eleonora Porcu, i componenti del Tavolo Serena Battilomo, direttore dell’ufficio della salute della donna ministero della salute, Andrea Lenzi di Sapienza Università di Roma e Maria Emilia Bonaccorso, capo servizio salute Ansa. Presenti inoltre Maria Grazia Corradini del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e Francesca Danese per l’Anci.

Il Piano coinvolgerà cittadini, medici, farmacisti, operatori sanitari, scuole, università, aziende sanitarie. Lo scopo è quello di collocare la fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del Paese con la consapevolezza che la salute riproduttiva è alla base del benessere fisico, psichico e relazionale dei cittadini.

In Italia il 20% circa delle coppie ha difficoltà a procreare per vie naturali, mentre solo 20 anni fa la percentuale era pari alla metà. “Nel nostro Paese la bassa soglia di sostituzione nella popolazione -. non consente di fornire un ricambio generazionale. Il valore di 1,39 figli per donna, nel 2013, colloca il nostro Paese tra gli Stati europei con i più bassi livelli. Questo determina un progressivo invecchiamento della popolazione. In un passato relativamente recente la fecondità tardiva riguardava la nascita del terzo o quarto figlio. Negli ultimi anni la maternità ad età elevate accade sempre più frequentemente per la nascita del primogenito. Il peso della cura dei bambini è molto rilevante per le donne più istruite e con lavori di responsabilità che si confrontano con alti costi opportunità e si trovano a dover ridurre la loro attività lavorativa”.

“Il ritardo alla nascita del primo figlio – prosegue la nota – implica un minor spazio di tempo, ancora disponibile, per raggiungere il numero desiderato di figli. La combinazione tra la persistente denatalità ed il progressivo aumento della longevità conducono a stimare che, nel 2050, la popolazione inattiva sarà in misura pari all’84% di quella attiva. Questo fenomeno inciderà sulla disponibilità di risorse in grado di sostenere l’attuale sistema di welfare, per effetto della crescita della popolazione anziana inattiva e della diminuzione della popolazione in età attiva”.

Il Ministero, inoltre, evidenzia che “la contrazione della fecondità riguarda tutti gli Stati Ue. Anche i Paesi anglosassoni, la Francia e i Paesi del nord Europa, che hanno attuato importanti politiche a sostegno della natalità, restano comunque al di sotto della soglia di sostituzione. Il nostro Paese si pone quindi all’interno di una tendenza comune nel continente, dovuta non solo a fattori sanitari ed economici ma anche e soprattutto culturali e sociali, la cui analisi dettagliata esula dal presente Piano della Fertilità; fattori che comunque meriterebbero di essere approfonditi con attenzione”.

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