Ogni settimana 60 italiani vanno a morire in Svizzera

Eutanasia, l’assordante silenzio
dell’Italia sulla “dolce morte”

di federica di martino | 23 marzo 2015 | pubblicato in Attualità
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Nonostante anni di richieste, polemiche, dibattiti e petizioni, continua il silenzio legislativo che attiene ad un tema così delicato come quello dell’eutanasiaÈ di questi giorni la notizia che vede l’approvazione dell’Assemblea Nazionale Francese della proposta sul fine vita, con una maggioranza di 436 voti. 

In Italia, invece, si fa spazio l’ennesima petizione, firmata da 40 parlamentari di diversi gruppi e sottoscritta da tre sottosegretari, per richiedere quantomeno la calendarizzazione del dibattito sul  testo di iniziativa popolare promosso dall’associazione Coscioni e da tempo depositata in Parlamento.

Ogni settimana sessanta italiani chiedono aiuto alla Svizzera per morire dignitosamente, perché gli sia concessa l’eutanasia, attualmente vietata nel nostro Paese. La domanda di eutanasia, comprende al suo interno una complessità tale da portare la riflessione al di là della mera sofferenza fisica, su cui spesso si concentra il dibattito. 

Un’interpretazione valida, contempla la possibilità di prestare un ascolto attento e corretto, capace di decifrarne la richiesta di aiuto e accoglierne la sofferenza. Interrogarci sulla morte dell’altro ci porta inevitabilmente a rapportarci con la nostra esistenza, rendendo dunque complessa una riflessione reale rispetto al soggetto che desiderare concludere volontariamente la propria vita.

L’esperienza traumatica attiene non soltanto al soggetto, ma anche alle figure significative che ruotano intorno al paziente, laddove essa possa essere mentalizzata e restituta all’altro in uno spazio di pensabilità tale da poter operare scelte consapevoli, che rispondano in maniera adeguata ad una valutazione globale.

Creare uno spazio di condivisione, in cui la morte possa essere affrontata anche da un punto di vista psichico, come elaborazione del proprio vissuto, permetterebbe al soggetto e alle figure di riferimento, di poter elaborare in maniera rinnovata anche la propria esperienza di vita e di sofferenza.

Per la psicoanalisi ogni domanda è una domanda d’amore, quindi anche la domanda di morte, rappresenta una domanda d’amore, e come tale va ascoltata, al di là delle scelte che ciascuno farà. La domanda entra in relazione al desiderio senza che questo possa liberarsi completamente dall’ambiguità e dall’ambivalenza, elementi insondabili di ogni soggettività umana.

Rispondere, anche legislativamente, ad un tema così delicato e pregnante, rappresenterebbe la marcatura simbolica volta ad aprire possibilità, al momento ancora tenute sotto silenzio. Accompagnare con rispetto e comprensione la tragedia intima di chi si trova, sfinito, alla frontiera della propria vita, è un dovere che ci richiama, che ci reclama.

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