Malattie equine, come combatterle per difendere salute di persone e cavalli nel Mediterraneo

di valerio droga | 18 aprile 2014 | pubblicato in Prevenzione,Ricerca
isz mirri

Predisporre delle linee guida comuni ai Paesi della cintura del Mediterraneo per la movimentazione e la commercializzazione dei cavalli sportivi. Questo, in una frase, l’obiettivo del convegno internazionale che si tiene in questi giorni a Palermo, all’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia “A. Mirri” dal titolo Training course on diagnosis of equine diseases.

Sotto i riflettori sei malattie in particolare, tutte di tipo infettivo, alcune delle quali trasmesse da insetti vettori: la malattia del Nilo occidentale, l’anemia infettiva, la peste equina, il morbo coitale maligno, l’artrite virale equina e la morva. In tutti i casi si tratta di malattie molto pericolose per gli equini, spesso mortali. Tuttavia alcune fra queste patologie,  sono trasmissibili anche all’uomo in quanto zoonosi.

Il meeting internazionale scaturisce da un’esigenza emersa l’anno scorso durante la Prima giornata internazionale sulla sicurezza alimentare dell’Oie, l’Organizzazione mondiale della sanità animale. I Paesi arabi partecipanti, in cui vi è una secolare tradizione di cavalli di alto pregio, avevano chiesto di potere accedere a un corso di formazione sulle malattie infettive degli equini, per potersi allineare agli standard europei e internazionali.

“Il corso nasce, dunque, sotto gli auspici dell’Oie, oltre che del ministero della Salute, che proprio in questi giorni ha firmato un accordo bilaterale col ministero dell’Agricoltura libanese”, spiega Rossella Colomba Lelli, direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico siciliano. “Le malattie infettive – continua Lelli – non conoscono barriere geografiche, pertanto non possiamo che affrontarle in maniera coordinata con tutti i Paesi con cui intratteniamo scambi commerciali”.

Le due settimane di lavori sono suddivise in due momenti: le lezioni in aula, finalizzate a impostare un piano di sorveglianza strutturale e reagire, eventualmente, in tempi rapidissimi per bloccare la diffusione dell’agente infettivo e le giornate in laboratorio, per acquisire le competenze diagnostiche necessarie per riconoscere le patologie già ai primi sintomi. Gli obiettivi del corso sono: la prevenzione, e la tempestività della diagnosi di laboratorio che deve essere rapida, economica ed affidabile per intervenire in modo  immediato ed adeguato.

Tuttavia, l’iniziativa non dimentica l’aspetto legislativo, anzi “una delle prerogative di questo meeting formativo-informativo – afferma Santo Caracappa, capo dipartimento della Sanità territoriale dell’Istituto siciliano – è quella di approfondire gli aspetti diagnostici e normativi fra i vari Paesi della costa nord del Mediterraneo che si interfacciano con quelli della costa sud, da cui ci si attende, appunto, la redazione di un protocollo di intesa comune “. Ospiti sono infatti le delegazioni di esperti veterinari di Francia, Spagna, Grecia, Tunisia, Algeria, Egitto, Libano, Giordania, Oman e Kuwait, oltre che naturalmente l’Italia, chiamata a fare gli onori di casa.

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