Romanelli: "Può avere applicazioni anche su molti altri disordini neuropsichiatrici"

Il bisturi invisibile che elimina l’epilessia
A Milano il gotha mondiale delle neuroscienze

di oggisalute | 11 dicembre 2013 | pubblicato in Cure e terapie
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Un fascio di radiazioni spesse poco più di mezzo millimetro per tagliare le fibre nervose che all’interno del cervello trasmettono le scariche elettriche causa degli attacchi epilettici e bloccare così il propagarsi della crisi: si tratta di un’innovativa terapia non invasiva basata sull’uso di acceleratori di particelle di cui si parlerà domani al Centro diagnostico italiano di Milano nel corso del convegno “The future of neuro science. Novel treatment avenues for epilepsy, pain and brain tumors”.

Rispetto alla terapia farmacologica di questa patologia il trattamento rappresenta una valida alternativa per i pazienti su cui i farmaci non hanno effetto e che corrispondono a una percentuale compresa tra il 30 e il 40% del totale. Inoltre, questo trattamento, rispetto alla chirurgia delle epilessie, ha il vantaggio di non essere invasivo e quindi risultare privo di rischi di danni neurologici per il paziente.

Sottolinea Pantaleo Romanelli, direttore scientifico del Cyberknife centre del Centro diagnostico italiano di Milano, responsabile scientifico del convegno e autore di studi su questa tecnica: “Questo trattamento riesce a modulare la risposta della corteccia cerebrale intervenendo sulla trasmissione degli impulsi nervosi e ciò può avere applicazione non solo sull’epilessia ma anche su un’ampia gamma di disordini neuropsichiatrici. È comunque importante sottolineare che si tratta di una sperimentazione di laboratorio e non ancora di una terapia disponibile nella pratica clinica”.

La tecnica.
Gli impulsi elettrici che scatenano la crisi epilettica si propagano orizzontalmente dalla zona di origine alle zone circostanti della corteccia cerebrale, la parte del cervello dove si trovano le funzioni più evolute. L’innovativa tecnica utilizza fasci di radiazioni spessi 600 micron per creare, come se si trattasse di un vero e proprio bisturi, incisioni verticali che interrompono questa propagazione e bloccano la crisi sul nascere.

Questa tecnica rappresenta un passo in avanti rispetto alla chirurgia, ma senza essere invasivo, quindi senza i danni che ne possono derivare. Attualmente, infatti, quando si interviene chirurgicamente in aree della corteccia deputate al linguaggio e alle funzioni motorie o sull’ippocampo, la zona del cervello che genera i nuovi ricordi, si corrono elevati rischi di complicanze neurologiche.

La tecnica nasce dall’unione di due tecnologie molto avanzate, quali la chirurgia stereotassica e la Multiple subpial transection. Il tipo di radiazioni utilizzato per questo trattamento è molto avanzato ed è prodotto da uno strumento chiamato sincrotrone, un particolare tipo di acceleratore di particelle. I fasci di particelle sono generati nelle camere a vuoto anulari dei sincrotroni e di altri tipi di acceleratori di particelle che consentono ai fasci di elettroni di arrivare a velocità prossime a quelle della luce e di produrre radiazioni con una lunghezza d’onda compresa tra l’infrarosso e i raggi X.

Il convegno.
“The future of neuroscience. Novel treatment avenues for epilepsy, pain and brain tumors”, organizzato dal Cdi, presenterà gli ultimi aggiornamenti in alcuni degli ambiti più innovativi delle neuroscienze quali la nano neurochirurgia, gli ultrasuoni focalizzati, il dolore cronico e i suoi meccanismi cerebrali, l’immunoterapia dei tumori, il microimaging del cervello e le nuove applicazioni della radioterapia con sincrotrone.

Inoltre, nel corso del convegno si parlerà anche di integrazione tra cervello e cibernetica di cui è un esempio Cyberbrain, una nuova interfaccia cerebrale. Tra i relatori del convegno saranno presenti esperti di istituzioni nazionali e internazionali, come Johns Hopkins University (Baltimora – Usa), Cedars Sinai Hospital (Los Angeles – Usa), Università di Monaco (Germania), European synchrotron radiation facility (Grenoble – Francia), Università La Sapienza di Roma e Cnr italiano.

Parteciperà anche John Adler, professore della Stanford University (USA) e inventore del Cyberknife, innovativo robot per la radiochirurgia, costituito da un acceleratore lineare montato su un braccio mobile in grado di collocarsi in 1500 posizioni differenti intorno al paziente. Il Cdi dispone di due Cyberknife e può vantare una delle maggiori casistiche al mondo nel suo impiego.

I numeri dell’epilessia.
Lo 0,5 percento della popolazione mondiale soffre di epilessia. In Italia sono circa 500 mila le persone affette e 30 mila i nuovi casi per anno, con incidenza più elevata dei bambini e negli anziani. In Europa circa 6 milioni di persone hanno un’epilessia in fase attiva, definita dalla presenza di crisi persistenti e tuttora in trattamento. Le cause più frequenti di epilessia le malformazioni cerebrali, la sclerosi dell’ippocampo, i tumori cerebrali di basso grado, le encefaliti infettive ed autoimmuni, le malformazioni vascolari e le lesioni cicatriziali esito di traumi, ictus o malattie cerebrali infiammatorie. Tra questi pazienti circa il 30-40 percento non trae beneficio dalla terapia con i farmaci oggi disponibili. Il 30 percento di questi pazienti farmacoresistenti è candidabile al trattamento chirurgico.

Commenti

  1. Willy g. Colombini scrive:

    Vorrei saper le controindicazioni della cyberknaif per togliere un meningioma che mi ha tolto l’equilibrio e l’udito, e da 4 giorni vedo doppio
    da lontano.

Rispondi a Willy g. Colombini

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