Il governo ha introdotto una tassazione del 58%, spingendo così verso le vecchie sigarette.

Sigaretta elettronica, Veronesi al ministro:
Giù le tasse per salvare 30 mila vite e risparmiare tre miliardi

di oggisalute | 6 novembre 2013 | pubblicato in Attualità,Prevenzione
veronesi

Fare cassa o risparmiare vite umane, qual è la priorità di uno Stato? In tempi di crisi la risposta non è sempre così scontata. In questo caso stiamo parlando dell’aumento della tassazione sulle sigarette elettroniche che fa balzare dalla sedia l’oncologo Umberto Veronesi, che commenta, appellandosi al ministro della Salute: “Si potrebbero salvare 30 mila persone all’anno in Italia“.

Sì, sarebbero queste le cifre, perché è vero che le sigarette elettroniche bene non fanno, non sono un farmaco, ma è anche vero che rispetto alle sigarette tradizionali riducono di molto il potere mortale. Inoltre, considerati i costi in termini di vite umane procurati dal tabacco e le cure costosissime dei malati oncologici, il maggior gettito fiscale sarebbe vanificato e superato dalle uscite del sistema sanitario nazionale.

Così Umberto Veronesi torna a ribadire la sua posizione in difesa del ‘tabacco’ liquido, affermando che in molti casi rappresenta anche uno strumento per smettere di fumare le sigarette vere e proprie, prima causa oggi del carcinoma polmonare. Ha anche detto di avere incontrato il ministro Lorenzin, entusiasta della e-cigarette, e le ha chiesto “di impegnarsi a diffondere questa sigaretta. Lunedì – ha aggiunto – la incontrerò di nuovo e gliene riparlerò”. Lo ha detto a margine di un incontro all’Istituto europeo di oncologia, nel corso del quale sono stati presentati i risultati di uno studio proprio sulla sigaretta elettronica.

La moda della e-cig – ha osservato Veronesi – si è ultimamente sgonfiata e molti negozi hanno chiuso perché il governo ‘rema contro’ e, avendo introdotto una tassazione del 58 per cento, ha fatto sparire molti produttori. Certo, lo Stato ci guadagna di più con le sigarette tradizionali, senza pensare però che ogni anno spende tre miliardi di euro per curare i 50 mila tumori che si sviluppano in Italia a causa del fumo“.

Pur contenendo nicotina, una sostanza che certo bene non fa, “la sigaretta elettronica non è cancerogena“, sottolinea il professore milanese, perché “non c’è combustione di carta e tabacco”, dalla quale si liberano ben tredici composti cancerogeni.

Se tutti coloro che fumano sigarette tradizionali si mettessero a fumare le sigarette elettroniche, salveremmo almeno 30.000 vite all’anno in Italia e 500 milioni nel mondo“. Non ha dubbi l’ex ministro, che aggiunge: “Oggi stiamo dibattendo del più grave problema sanitario del nostro secolo: lo stop al fumo. Per questo – ha aggiunto – abbiamo il dovere morale di studiare scientificamente la sigaretta smoke free, e all’Istituto europeo abbiamo deciso di farlo”.

Il dibattito, infatti, si è concentrato finora più che altro su aspetti di mercato: chi la può vendere, chi ci lucra, se lo Stato possa anche guadagnarci, mentre si è quasi del tutto ignorato “il cuore della questione: la salute dei cittadini“. Veronesi ipotizza per tutte queste ragioni non solo un abbassamento della tassazione ma anche l’apertura di distributori automatici di ‘tabacco-free-cigarette’.

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