Osteoporosi e deficit cognitivi

Per una buona memoria abbiate cura delle vostre ossa

di valerio droga | 7 novembre 2013 | pubblicato in Attualità,Ricerca
scheletro che studia

No, questo è davvero troppo. Certamente a leggere il titolo la vostra reazione sarà stata questa e la tentazione di non aprire l’articolo forte, ma se siete qui tanto vale andare avanti. Dunque, pare proprio che non siamo di fronte alla solita pseudo scoperta scientifica bizzarra che vuole impressionare e poi si rivela una bufala. No, perché a fare da garanti sono i ricercatori della Columbia University di New York, che hanno scoperto una funzione delle ossa che merita la nostra attenzione e che potrebbe orientare la ricerca per la cura dei deficit cognitivi.

Eh già, le ossa non sono soltanto la volgare seppur indispensabile impalcatura del nostro corpo, sono un sistema vivo, in crescita e in continuo rinnovamento cellulare. Ma questo lo sapevamo già, il fatto che spesso si mantengano anche dopo la morte non vuol dire che, in vita, non siano vive anch’esse, che siano inorganiche e inanimate. Il punto è che queste nostre care ossa hanno in sé delle funzioni che non sono solo quelle di sostegno, funzioni che finora abbiamo ignorato, e questa non è la prima e probabilmente neanche l’ultima. Beh, il sistema scheletrico, fra le altre cose, produce l’osteocalcina. E cosa sarà mai? Ecco, si tratta di un ormone che influenza positivamente le capacità cognitive, memoria in primis. Inoltre, una buona ossatura di una donna incinta garantirebbe un buono sviluppo cerebrale del feto.

I ricercatori, in uno studio sui topi, sono partiti dal fatto che il cervello eserciti un’influenza negativa sulle ossa, stimolando queste a difendersi controbilanciando con un’azione inversa. E come? Semplice, producendo osteocalcina, che agisce sul cervello in due modi differenti. Superata la linea di difesa chimica cerebrale rappresentata dalla barriera ematoencefalica, si lega ai neuroni di due aree cerebrali, il mesoencefalo e l’ippocampo. Così facendo stimola la sintesi della serotonina e delle catecolamine, frena la produzione del neurotrasmettitore inibitore Gaba e favorisce la neurogenesi adulta, vale a dire la proliferazione di nuovi neuroni anche in età adulta, fenomeno che fino agli anni Sessanta era considerato impossibile.

Per capirci, alle catecolamine appartengono l’adrenalina, la noradrenalina e la dopamina e di norma vengono rilasciate in situazioni di stress o cali glicemici, la serotonina è legata al sonno, all’umore, la sessualità e l’appetito, come pure a disturbi psichici più o meno gravi, dal bipolarismo all’emicrania, dall’ansia alla depressione. Quanto al neurotrasmettitore Gaba, questo regola l’eccitabilità dell’intero sistema nervoso e il tono muscolare. L’osteocalcina ha però una seconda funzione, quella di garantire lo sviluppo di due zone del cervello: il corpo calloso e l’ippocampo stesso, quest’ultimo legato alle funzioni mnemoniche.

L’esperimento sui topi ha mostrato che gli individui privati di questo ormone presentavano ansia, depressione e carenza di memoria. Con un’infusione di osteocalcina sono scomparsi tutti questi sintomi. Si è visto, inoltre, che durante la gravidanza questo ormone è prodotto dalla madre e trasmesso al feto, consentendo lo sviluppo di quelle parti del cervello che presiedono alla memoria. Dopo la nascita, invece, agisce prevalentemente sulla sintesi dei neurotrasmettitori, anche se abbiamo visto che favorisce pure la neurogenesi dell’adulto.

Tutto ciò, come si può bene intuire, fa ben sperare e apre nuove possibili strade alla scienza medica per trattare alcuni deficit cognitivi dell’anziano. Naturalmente è ancora presto per per dirlo, prima andrebbe chiarito un eventuale legame fra il deficit cognitivo e la scarsità di osteocalcina, magari legando l’osteoporosi a forme di demenza senile.

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